CHIESA DI SANTA MARIA LAURETANA | Chiesa

CHIESA DI SANTA MARIA LAURETANA

Santa Maria di Ricadi (Vibo Valentia)

Questa chiesa ha origini come edicola votiva dedicata alla Beata Vergine della Misericordia, sul finire del secolo XVI (vedi archi). Diviene chiesa campestre per i contadini e per i pescatori nel corso del secolo XVII, ma di piccole dimensioni. Viene ampliata durante il secolo XVIII (vedi finestre e porte laterali) e dedicata a Maria S.S. di Loreto dopo il 1731, quando papa Benedetto XIII ne ha esteso il culto a tutta la chiesa.

Subisce danni a causa del terremoto del 1783 e viene eretta una croce votiva con la data 1784, a circa 100 metri di distanza di fronte al mare, che costituiva il limite del percorso della processione nel giorno della festa.

Durante l’occupazione, nel 1806 vennero utilizzati per la ricostruzione di un fortilizio militare a sud della baia naturale dell’edificio danneggiato prima terremoto e poi dal degrado.
Nel 1815, dopo la sconfitta dei francesi nella battaglia di Sant’Eufemia e la loro fuga, gli abitanti distrussero il forte e ricostruirono la chiesa, aumentandone la lunghezza e l’altezza (vedi fascia di muratura in pietra).

Allora fu istituita la festa della Galilea, il lunedì in albis, e fu collocata la statua attuale della Vergine nella nicchia adornata da stucchi decorati da lievi pitture.
Dopo il terremoto del 1905 fu innalzato il campanile a vela come appare adesso, mutando la prospettiva a capanna che la facciata aveva precedentemente.

Un intervento di manutenzione straordinaria fu realizzato negli anni ’70 del secolo scorso, mentre tutto l’esterno è stato consolidato nell’anno 2000. Nel 2002 è stato realizzato il restauro completo dell’interno, arricchito da un altare costituito da un blocco monolitico di granito locale che il vescovo Domenico Tarcisio Cortese ha consacrato nel giorno tradizionale della festa il 01/04/2002, lunedì di Pasqua, con la partecipazione del clero della zona e di grande concorso di fedeli.

(Testo: Don Pasquale Russo, Ricadi, che ringraziamo – Foto: Francesco Mangialavori)